LE DIFESE DEL NOSTRO CORPO…SISTEMA IMMUNITARIO ENERGIA CIBO

Il nostro corpo ha necessariamente bisogno di energia per poter lavorare e funzionare nel migliore dei modi ed è per questo che la maggiore fonte d’energia viene prodotta dal cibo e, laddove non sia sufficiente, da integratori che riportano in equilibrio le carenze di cui il corpo soffre.

Ultimamente sentiamo molto parlare del digiuno a intermittenza. In che cosa consiste questa pratica? Semplicemente dare al nostro corpo un periodo di riposo dal cibo per permettergli di sfruttare meglio le energie accumulate e depositate nel corpo. Questa pratica ha dei notevoli benefici per il corpo.

La digestione consuma molte risorse del corpo e molto flusso sanguigno. Quando digiuniamo, il tratto digestivo si prende una pausa, ciò da beneficio a tutto il corpo e, da ricerche, anche al nostro sistema cognitivo, alla memoria e alla capacità di imparare. Mangiando 3 pasti al giorno, il corpo si affida al glucosio per avere energia, tutto quello che non utilizziamo immediatamente finisce nel fegato che è il serbatoio di energia dello stesso.

Quando non mangiamo, il corpo si appropria di quello zucchero e lo rilascia nel sangue. Dopo 8 ore di digiuno il fegato non ha più zuccheri da bruciare perciò attinge da un altra fonte: il grasso. attorno ai nostri organi. Ci sono cellule di grasso che al bisogno si trasformano in chetoni che circolano nel sangue diventando fonte di energia addirittura molto più efficiente del glucosio. Inoltre il digiuno contribuisce a creare una proteina chiamata “fattore neurotrofico celebrale”, che serve a creare nuove cellule sia nell’apparato digerente che nel cervello.

La digestione inizia molto prima che il cibo arrivi allo stomaco, infatti il pensiero del cibo o il suo odore stimolano il rilascio degli enzimi digestivi tramite i ricettori del cervello iniziando così prima il lavoro comunicando tra loro.

Quando non mangiamo i livelli di glucosio scendono e salgono quelli di adrenalina e cortisolo. Queste sostanze chimiche, che danno al cervello lo stimolo della fame, sono in sostanza le sesse che stimolano anche la rabbia, la collera e altre emozioni.

L’apparato digerente o sistema nervoso enterico, dove ci sono 5 volte il numero dei neuroni che si trovano nel midollo spinale, il 90 per cento della serotonina (l’ormone del buonumore) e molti altri neurotrasmettitori, è quindi molto importante per regolare buona parte del nostro organismo, sia dal punto di vista fisico che neurologico. Il fatto che una mancanza di energia possa renderci più forti sembra un paradosso, ma non è l’unico poiché l’intestino ospita anche una gigantesca popolazione di batteri che invece di farci stare male diventano la chiave per un robusto sistema immunitario.

L’intestino è il nostro collegamento più diretto con il mondo esterno, il cibo porta con sé pezzi di natura ed essa si mette comoda dentro di noi. Esiste una relazione simbiotica tra le nostre cellule e quelle estranee. Il microbiota umano descrive l’insieme dei batteri che vivono e pare ne esistano 10 trilioni che giocano un ruolo fondamentale dentro di noi, perché oltre a scomporre il cibo e trasferirlo per il nutrimento, ci aiutano anche a tenere lontani i batteri cattivi.

Detto questo, per chiarire possiamo affermare con certezza che il nostro sistema immunitario si trova nella nostra pancia poiché la sottile membrana protettiva dell’intestino contiene l’80 percento delle cellule che ci proteggono. Quando digeriamo, queste cellule imparano la differenza tra amico e nemico e riconoscono ciò che fa bene, mentre tutto ciò che fa male provoca una reazione immunitaria.

In conclusione, una membrana intestinale intatta è fondamentale per proteggerci dalle tossine e mantenerci in salute, ma se queste cellule funzionano male l’energia carburante può diventare veleno creando allergie e intolleranze oltre che infiammazioni croniche e malattie autoimmuni. Un errore che facciamo tutti e di impedire fin da piccoli un esposizione ai germi, la quale permette al sistema immunitario di reagire agli stessi , il troppo disinfettare non aiuta il corpo a difendersi riconoscendo i nemici e per reazione inversa lo stesso potrebbe attaccare se stesso attraverso il cibo ingerito.

il microbiota ha anche la responsabilità di tenerci in forza, noi siamo l’alveare dei nostri microbi senza di essi saremmo vuoti, sono le api operaie che fanno tutto il lavoro, quindi ogni alterazione del microbiota può aumentare il rischio di obesità o diabete.

Quello che non sappiamo o per lo meno non ci viene detto, e che l’eccessivo uso degli antibiotici degli ultimi anni ha indebolito il nostro sistema immunitario poichè ogni volta che ne assumiamo distruggiamo un terzo dei batteri che ci difendono e creano uno squilibrio intestinale con conseguenze dannose per i nostri organi.

Nelle malattie autoimmuni croniche naturalmente non basta prendersi cura del proprio microbiota intestinale, occorre naturalmente adottare una cura adeguata tenendo però conto degli effetti collaterali e seguendo una giusta dieta e un giusto tenore di vita per aiutare il sistema immunitario nel suo difficile compito di riconoscimento cellulare.

Un intestino che funziona bene, non sovraccaricato e aiutato nelle sue funzioni quotidiane, ci permette di superare molti di quegli ostacoli che a a volte sembrano quello che non sono. La stanchezza uguale energia, energia alimentazione corretta, difese farmaci giusti e solo se necessari. Se poi ci mettiamo anche un po’ di energia mentale, positività e voglia di vivere, la nostra vita può diventare veramente una tavolozza piena di colori. Patty5

Differenze medico sanitarie ITALIA/SVIZZERA

Il sistema sanitario nazionale italiano è pubblico, questo non vuol dire gratuito poiché parte della spesa sanitaria viene versata sotto altre forme contributive (tasse, trattenute, inps ecc.) naturalmente chi paga lo fa anche per chi non possiede reddito, la differenza viene compensata da Stato, regioni e comuni che devono tenere fede all’articolo della Costituzione Italiana che dichiara che la salute è un diritto di tutti e lo Stato deve garantire a tutti i cittadini in condizioni di eguaglianza l’accesso universale delle prestazioni sanitarie (art.32) e in base alla legge 833 del 1978 vengono definiti appunto di principi fondamentali che sono l’universalità, l’uguaglianza e l’equità, cioè il diritto di tutti ad essere assistiti e curati.

In Svizzera il sistema sanitario è molto più complesso, oltre ad essere il più caro in assoluto, non è vincolato da nessun articolo e da nessuna legge. E’ costituito da un misto tra il controllo statale e la libera concorrenza. I medici sono in parte statali e in parte privati. Sul territorio svizzero la qualità e l’assistenza sono buone anche per l’alta presenza di medici e ospedali, i pazienti non finiscono in una lista d’attesa e non devono aspettare mesi per una visita. Ma esiste un ma, tutti devono obbligatoriamente sottoscrivere un’assicurazione malattie di base e pagare mensilmente i premi alla cassa malati a loro scelta ciò crea una certa concorrenza tra le compagnie assicurative. Chi ha difficoltà economiche può comunque chiedere una riduzione del costo del premio da versare. La cassa malati è obbligata a fornire un’assicurazione di base a tutti anche a chi è già malato o alle persone anziane.

Il minimo è dai 300 a 400 franchi con una la possibilità di scegliere una franchigia più elevata riducendo così il costo dei premi assicurativi, nonostante questo chi opta per un aumento in tal senso annuo è tuttavia obbligato a saldare da solo fatture del dottore e medicamenti fino alla cifra del premio versato, solo superando questa cifra il costo viene coperto dalla cassa malati.

Se subentra una terapia continuativa il paziente deve partecipare a saldare le fatture medico sanitarie con un importo pari al 10 per cento per alcuni farmaci o addirittura al 20 per cento su farmaci particolari fino ad un importo massimo di 700 franchi.

In caso di ricovero giornaliero il malato paga un contributo di 15 franchi. Da qui la tendenza ad accorciare i tempi di degenza che andrebbero ad aumentare il costo a carico dei cantoni e della cassa malati.

Tutto questo con il servizio diciamo nazionale. Naturalmente questo non vale se si è coperti da un’ assicurazione a scelta con costi decisamente più elevati. Le assicurazioni offrono diverse formule di copertura totale sia per terapie, visite, medicamenti, ricoveri e fornitura medicinali presso i centri di cura a scelta del contribuente. I premi naturalmente variano e sono molto più alti della cassa malati nazionale e varia anche il trattamento, più alto è il premio pagato migliore è il trattamento.

Resta da dire una cosa in Svizzera quando entri nel meccanismo di cura e controllo non devi fare nulla, il medico che ti prende in carico si occupa di ogni cosa, dalle prenotazioni per esami di routine alla richiesta e prenotazione presso specialisti di cui si necessita. Tutto avviene automaticamente e tutti entrano in contatto tra di loro disponendo della tua cartella per una anamnesi totale e per effettuare terapie mirate e concordate. Praticamente diventa un team che segue ogni parametro e ogni variazione e agisce di conseguenza per il raggiungimento di un obiettivo. La salute del paziente.

La bilancia vista con questa esposizione pende naturalmente dalla parte della Svizzera nonostante i costi che comunque vanno considerati in base a dei redditi decisamente più elevati.

L’Italia per quanto se ne parli male, ha un sistema sanitario nazionale che dovrebbe garantire tutto questo (sempre facendo riferimento all’articolo sopra citato) ma ha purtroppo negli anni avuto ed ha attualmente una gestione malsana che porta sempre di più verso la privatizzazione poiché i tempi per visite indispensabili e a volte salvavita, sono ormai diventati barzelletta pubblica. La carenza di medici, di ospedali attrezzati e di fondi ha affossato quello che poteva essere un fiore all’occhiello di un Italia, che uscendo dagli schemi, avrebbe avuto l’onore di salire agli onori del merito come nazione dedita alla salute dei propri cittadini e dell’essere umano in generale.

Svizzera o Italia? Spero vivamente che qualcosa cambi, soprattutto ora alle porte delle elezioni, dove un voto non fa la differenza ma la determinazione sì. Non si può cambiare se non si prova a cambiare e per farlo occorre poter dire io ci sono, io esisto , io ho espresso il mio pensiero. Riprendiamo in mano il  nostro diritto alla salute così come riporta l’unica cosa che ancora ci può salvare LA COSTITUZIONE ITALIANA. Patty5\

Quando ti trovi catapultata in Svizzera…pettegolezzi da turista per caso…vita da hotel

E pensare che ero venuta qui a Zurigo quasi per caso, una piccola variante dalla mia parete grigia di casa, la stessa dove comunque scrivo e do vita ai miei racconti. Una vacanza? Non proprio diciamo un ricongiungimento famigliare e una curiosità per tutto ciò di cui sentivo sempre solo parlare.

Sono ancora qui e sono passati 3 mesi. La parete grigia è stata sostituita con un hotel grigio, con camere grigio-nere a tratti begioline, in un casermone con interni grigi e serrande automatiche, che al primo raggio di sole scendono contro la tua volontà (mi sta venendo il callo da serranda a furia di riaprire ogni volta).

Passo le mie giornate a fare su e giù dal 5 piano alla hall dove c’è la macchinetta del caffè (1,90 il ristretto) e lo spazio esterno dove poter fumare, qui è tutto vietato, il resto del tempo in camera, dove cerco di trovare ispirazione.

Nell’interno del cortile proprio di fronte alla mia finestra hanno posizionato un aereo sospeso, qui hanno l’abitudine di appendere le cose, non ne capisco il senso ma mi adeguo,

Ci sono esattamente 450 stanze più 3 lavanderie attrezzate, sale lettura (libri in tedesco) palestra e stanze con oggetti vari da cucina.  I corridoi sono lunghissimi e in certi momenti sembra di essere sul set di un film (Dario Argento per capirci) ma tutto è molto silenzioso e qui sinceramente non provo alcun senso di paura-

Zurigo non fa paura, le persone sono di ogni nazionalità, sono gentili, ognuno saluta a modo suo, io ad esempio dico sempre “hi” che va bene per tutti…che poi la pronuncia è “Hai” insomma come quando ti fai male ma se dovessi dire Buon giorno o Buona sera dubito che mi capirebbero o forse si, ma dire Hi mi fa sentire più inclusiva.

Non parlo inglese e tanto meno il tedesco, quindi mi arrangio con il linguaggio dei segni e dei disegni, la fantasia inoltre non mi manca e sicuramente qualche casino lo faccio ma mi rendo conto che se sorridi ogni difficoltà si supera.

Qualcuno mi ha chiesto come si vive in Svizzera, è tutto proporzionato, qui hanno altri stipendi ma tutto è estremamente caro, se non hai un’assicurazione sei il nulla. In compenso la sanità funziona in maniera egregia, l’ospedale è al pari di una clinica privata e il medico di base diventa il tuo medico e in quanto tale conosce di te ogni piccolo particolare. Ti telefona e si confronta con te per gli esami, decide e prenota lui ogni cosa necessaria per la tua salute. Le medicine vengono date dietro conteggio terapeutico non a caso e senza sprechi. In farmacia vieni registrato ed hai una tua cartella dove viene segnato ogni tuo acquisto, che naturalmente viene coperto dall’assicurazione.

Un kg di piselli freschi lo paghi 12 euro, e gli zucchetti ovvero zucchine a 4,90 e così via. Un semplice cameriere guadagna 2500 franchi ma ne spende 1000 per un monolocale senza contare poi il vitto e le spese extra.

La carne è inavvicinabile oltre che essere finta. Però ho trovato l’uva fragola che arriva dall’Italia all’abbordabile prezzo di 5 euro al kg, evviva!

Se sei in Svizzera e guadagni da Svizzero tutto funziona paghi tutto ma ottieni tutto. Se invece sei Italiano e lavori in Svizzera pagato da italiano allora è meglio che resti in Italia e prendi il reddito di cittadinanza, almeno ci paghi le bollette italiane (forse)

Se ogni posto è paese io comunque ho la certezza che il Paese nel quale vorrei vivere è e resta sempre il mio, con il sole, il mare, le montagne, la pasta, il pomodoro e anche quei gran casinisti dei vicini di casa.

Forse è per questo che a farmi sorridere è che aprendo “the best of Italy” in questo grigiore lascio tante lucine colorate e un pezzo d’Italia a illuminare i zurighesi che splendono di luce propria ma hanno comunque bisogno di “pane, amore, fantasia e…pizza” insomma nu piezz e core Patty5

VORREI…MA NON POSSO…SPERO…VOGLIO… LEGGE DELL’ATTRAZIONE CERTEZZA NON DUBBIO…

Il grande errore, forse il più grande, dell’essere umano è la mancanza di fiducia in sé stesso e nelle cose che desidera di più. Passa la maggior parte della vita a desiderare ponendo inconsciamente dei paletti che inevitabilmente respingono qualsiasi tentativo da parte dell’universo di rispondere. Perché si, anche se non ve ne siete mai accorti, l’universo riceve ogni vostro impulso, ogni vostro desiderio, ogni vostra lamentele e ogni vostro rifiuto. Il fatto è che l’universo a differenza dell’essere umano agisce con una propria logica e con un proprio tempo a differenza dell’uomo che vuole tutto e subito. Porsi un obiettivo megagalattico non è atto di superbia e neanche un sogno è il primo passo per credere a un cambiamento, il segreto è nel crederci potentemente al di là di ogni irragionevole possibilità terrena. State chiedendo all’universo, non al direttore di banca, quindi tutto è lecito tutto è “inumanamente” possibile.

Partendo quindi da un obiettivo ben preciso e immenso si passa ad altri obiettivi, un po’ come se si puntasse alla luna circondata da pianeti e poi da stelle e comete. Insomma bisogna ragionare in un’altra dimensione e proiettare i pensieri fuori dalla propria dimensione o zona di comfort evitando di creare meteore passeggere e molte volte distruttive o inutili. Ora in una reale situazione ci rendiamo conto già nella realtà che lo spazio temporale terra-luna ha già una tempistica non proprio immediata e ragionando su questo anche i nostri desideri hanno dei tempi che non corrispondono alla richiesta-risposta-ottenimento. Ed è qui che molte volte la resa crea l’effetto contrario e cioè il nulla o addirittura, in base alle proprie vibrazioni, l’esatto opposto e cioè la negatività assoluta con l’annullamento totale di ogni premessa di riuscita.

L’universo ha una logica neanche lontanamente simile alla mente umana. La mente umana però può imparare la logica dell’universo con calma, pazienza e determinazione e soprattutto senza tempi di resa.

Nel frattempo se si è riusciti ad innescare questo meccanismo si è altresì raggiunto un grado di autostima sufficientemente alto da apportare i cambiamenti necessari alla propria sopravvivenza terrena in attesa del famoso segnale spazio-terra. 

Quindi entrati nel misterioso mondo dell’oltre “il mio naso”, si acquisiscono, quasi per magia, delle capacità che avevamo, ma delle quali ci siamo disinteressati per buona parte della nostra vita. E’ un po’ come non giocare e pretendere di vincere, oppure giocare e attendere il tempo giusto della vincita accettando il rischio.

Nel frattempo esiste il tempo reale, cioè quello che si affronta ogni giorno con i momenti positivi e negativi, che non devono comunque influire in nessun modo, sulla realizzazione del desiderio primario ben collocato nella nostra sfera ottimistica.

In definitiva noi siamo ciò che vogliamo proiettando verso l’infinito ogni nostro desiderio e definendolo con la forza della nostra mente in una dimensione parallela che a sua volta a seconda della potenza della vibrazione delinea e rende concreto ciò che rinvia sulla stessa frequenza mentale.

Questo ci rende padroni del nostro futuro, del destino e della nostra permanenza positiva e costruttiva sull’unico pianeta oggi che ci è concesso come dimensione vitale.

Chiedere per ottenere, credere per realizzare, senza il forse o il vorrei, ma con il voglio, con la gratitudine quotidiana e la voglia di credere nelle proprie potenzialità umane o forse no…patty5

anche le bellen diventano brutten…quando la chirurgia trasforma un diamante in bigiotteria dozzinale…

 

Grande donna Anna Magnani quando fiera difendeva le proprie rughe e il proprio volto acqua e sapone; “ci ho messo tanti anni per averle e guai a chi me le tocca” bei tempi.

Oggi se non hai almeno varcato la soglia di un estetista per un tatuaggio delle sopracciglia, sei una sorta di aliena,  il  punteggio sociale aumenta in base ai filler, alle operazioni, ai ritocchi, e al canottaggio, labiale intendo.

Non che io voglia criticare o condannare certi, a volte inutili, aiuti alla natura umana, ma ciò che ultimamente si nota soprattutto tra i volti della televisione e dei gossip è uno spropositato uso di tecniche di abbellimento che sortiscono esattamente l’effetto contrario.

La ricerca della perfezione soprattutto in giovane età porta a una sorta di dipendenza, un circolo vizioso, dove inevitabilmente non si è più soddisfatti della propria immagine, pretendendo sempre più cambiamenti e sempre più consensi che nella maggior parte dei casi non sono sinceri.

Il faticoso lavoro delle influencer è quello di dare un’immagine sempre perfetta anche se artificiale ma come dico sempre “il troppo stroppia”.

E così ci ritroviamo dei volti artefatti tutti uguali, gonfiati a dismisura, sproporzionati e in maniera evidente rifatti. Le labbra naturali sono un ricordo, pare che diano un premio a chi le gonfia di più e a volte in questa folle corsa al rigonfiamento, qualche labbro vola come un palloncino ad elio e si ritrova  a stretto contatto con le narici.

Il grande e non ancora psicologicamente capito dramma è che a fare tutto ciò sono donne bellissime che non avrebbero bisogno di artefici per dimostrare nulla esteriormente, anzi qualcuna forse dovrebbe investire in cultura e allora sì che si avrebbe la perfezione assoluta.

Ed è così che per una sfuggita di mano o di chirurgo le icone della bellezza di un attimo prima diventano le nuove Barbie tutte uguali alle quali cambiano solo i vestiti.

Ridateci Anna Magnani e le sue rughe, ridateci la semplicità esclusiva del fascino naturale della donna ma soprattutto fateci vedere che oltre la chirurgia estetica c’è di più, perché la bellezza in un attimo diventa bruttezza e ciò che rimane è il nulla assoluto, come il passaggio di una meteora, e ad esagerare ci si fa del male…patty5

…quando l’alzheimer non ruba l’amore eterno…la perfetta imperfetta…un racconto d’amore…

LA PERFETTA, IMPERFETTA

Ti ho scelta come si sceglie un fiore tra milioni di altri bellissimi fiori, ti ho scelta per il tuo profumo di fresco e di pulito, come era la tua anima, ti ho scelta ma poco avrei potuto fare se tu non mi avessi guardato, dando al mio cuore speranza, ti ho scelta e ancora oggi dopo tanti anni ti risceglierei senza nessun’ombra di dubbio. Ma tu amore mio dove sei?

E’ una bellissima giornata di maggio, i colori dalla finestra sembrano un quadro dipinto di Monet, con le sue sfumature, il verde brillante, il cielo con qualche nuvola, tanta pace attorno. Sorseggio il mio caffè in solitaria mentre attendo il tuo risveglio, oggi voglio portarti al lago, lì dove eravamo soliti andare a sedere sulla panchina, tenendoci per mano in silenzio, mentre cercavamo di incrociare i pensieri, un gioco il nostro che ci faceva ridere, quasi mai pensavamo alle stesse cose, ma quelle poche volte che succedeva, erano sempre pensieri legati a noi due, al nostro passato e a ciò che ci aveva unito, e tu ti arrabbiavi quando i miei pensieri erano distratti, magari dal fatto che da lì a poco sarebbe iniziata la partita.

Non ti è mai piaciuto il calcio ed ora mi rendo conto, di quanto hai sopportato in tutti questi anni di supplizio forzato nelle mie serate sportive. Facevi finta di compiacermi, lo so, non sei mai stata brava a mentire, ti sforzavi e la dimostrazione erano quelle due rughette tirate ai lati della bocca, la tua bellissima bocca.

Non ti sei mai lamentata, forse avresti dovuto farlo, almeno ora avrei qualcosa a cui aggrapparmi per trovarti almeno un difetto. Si perché ora io non riesco a trovarti difetti. Forse li hai, forse li hai avuti, ma io innamorato perso me li sono persi tutti strada facendo.

Mi ricordo ancora quella volta che sono riuscito a portarti allo stadio, pioveva, eri spaventata da tutta quella gente, dalle urla dei tifosi, dallo spazio, cercavi per compiacermi, di fingere  entusiasmo ma peccato che sbagliavi sempre i tempi, eri dolcissima, tenera e smarrita nel tuo impermeabile giallo, sembravi un pulcino bagnato e ti stringevi a me guardandomi con i tuoi occhioni innamorati, penso che in quel momento, nessun uomo sulla terra potesse amare una donna come io stavo amando te.

Hai deciso di stare a casa, di occuparti di me e dei nostri figli Carlotta e Davide, volevi vederli crescere senza perdere neanche un respiro, hai lasciato il tuo amato lavoro da insegnante di sostegno e hai preso noi per mano sostenendoci uno per uno, in ogni nostra esigenza.

A ripensarci oggi, mi sento un po’ anzi molto in colpa per tutti i carichi che hai dovuto sopportare, ma non c’è stato un solo giorno in cui il sorriso non abbia sfiorato il tuo viso.

Litigavamo spesso, soprattutto per i ragazzi, ma dovevamo comunque e sempre fare pace, non sopportavi i silenzi e i musi lunghi, non volevi che andassimo a dormire con gli “insoluti interiori” come li chiamavi tu. Ma soprattutto non riuscivamo a dormire se il tuo viso non poggiava nell’incavo della mia spalla –  “cinque minuti e poi mi sposto”  -mi dicevi, ma poi ti addormentavi e io dolcemente ti adagiavo sul cuscino baciandoti la fronte e molte volte restavo a guardarti follemente preso dal movimento del tuo respiro e dal battito del tuo cuore nella notte.

Per me eri bella, lo sei ancora ora, la più bella creatura dell’intero universo, ma anche se così non fosse stato, nulla poteva importarmi i miei occhi vedevano solo una meravigliosa creatura la “perfetta imperfetta” come ti chiamavo io, ed eri mia.

Di te amavo il tuo modo di inventarti ogni giorno, non sei mai rimasta passiva, corso di cucina, con noi come cavie, yoga, per aiutarti a meditare e trovare la tua pace interiore, dipingevi, oddio a volte forse troppo, come quella volta che ti lanciasti nella camera dei ragazzi, trasformando le pareti in una foresta piena di animali, ricamavi, cucivi i vestiti per carnevale, e poi il giardino, le tue meravigliose rose, e le torte, i ragazzi ne andavano matti, e a dire il vero pure io.

Di te ho amato forse prima di tutto la tua testa, quel modo di esprimerti, di ragionare di voler vedere oltre le cose, il tuo modo perfetto di conservare ogni ricordo ogni pensiero positivo, si perché quelli negativi li eliminavi subito, ricordavi ogni cosa, ricordavi ogni parola, ogni luogo, e ogni volto.

Io dimenticavo persino la lista della spesa sul tavolo figurati. Ma tu nonostante tutto non mi rimproveravi mai, mi dicevi “l’ho scritta io vuoi che non me la ricordi? Si in effetti mi sono chiesto molte volte perché ti ostinavi a scriverla se tanto sapevi perfettamente a mente ciò che dovevamo comprare. ”Esercizio mentale scrivo e ricordo” – dicevi – già ho sposato un genio io, mica vattelapesca.

Comunque il fatto che alle parole crociate vincevi sempre tu, un pochino mi dava fastidio devo ammetterlo, alcune volte mi sono sentito alienato mentre tu non mi davi manco il tempo di leggere le domande. Oggi sono alienato dal dolore per non poterti chiedere risposte a domande che non so farti.

Mi fanno male queste mattine, alcune mi fanno male ancora di più, te ne sei andata dal mio mondo, e io per non morire sono dovuto entrare nel tuo, il mio cuore è come un sacchetto di coriandoli, pieno di colori, si i nostri, ma frantumato in mille piccoli pezzi, ogni giorno ne prendo una manciata e la spargo nell’aria con la speranza che tu possa raccogliere qualche frammento, che un barlume di reminiscenza torni a farti sorridere, torni a farmi guardare da te con gli occhi dell’anima, dell’amore, della vita…la nostra.

  • Buongiorno Maria, dormito bene?
  • Buongiorno Papà –
  • Ti ho preparato la colazione, oggi voglio portarti al lago, ti ricordi il lago?
  • Grazie, no io non sono mai stata al lago
  • Si ci sei stata ti ci ho portato l’altra settimana non ricordi?
  • No papà io non sono mai stata al lago

Non insisto mi arrendo. Ho imparato ad arrendermi ormai. Piccole cose, piccoli passi.

  • Perché andiamo al lago?
  • Voglio parlare con te sulla panchina, una panchina speciale, voglio raccontarti la storia di Andrea e Maria, li conosci?
  • No chi sono? Lei si chiama come me?
  • Si lei si chiama come te, ed ha due splendidi ragazzi Carlotta e Davide e pure due nipotini Mirko e Angela due angeli bellissimi
  • Che bello papà e io li conosco?
  • Si te li ho fatti vedere ieri sono venuti a trovarti, ti ricordi quei due ragazzi di ieri? E i bambini che ti hanno portato i dolci?
  • No io ieri ero a Messa, non c’ero io, peccato però, mi piacciono i bambini.
  • Non fa nulla Maria torneranno, torneranno ancora e ancora li vedrai Maria.
  • Ora finisci la colazione e preparati che usciamo.
  • Bello e dove andiamo?
  • Al lago Maria, al lago.

So che può sembrare un paradosso, ma il fatto che non mi abbia escluso completamente dalla sua vita, anche se con un diverso ruolo, mi fa sentire vivo, mi fa sentire ancora parte del suo universo, mi fa ancora sperare in quei pochi momenti in cui, prendendomi la mano, sento che passo da padre a marito, da marito nuovamente a padre, sento che il suo cuore mi appartiene e che io appartengo a quella parte nascosta nella sua testa che non morirà mai. Voglio credere che sia così perché l’amore è senza fine.

Oggi la giornata è bellissima, il sole caldo passa attraverso i rami degli alberi di olivi che circondano il lago, il silenzio è spezzato solo dal canto degli uccelli, la quiete è rassicurante e io sono fiducioso, oggi sento che forse Maria torna a trovarmi, spero, credo, ne ho bisogno.

Prima di uscire Maria ha letto i post it appesi sulla parete, sono i suoi non li ho mai staccati, speravo che leggendoli e rileggendoli qualcosa potesse rammentare, ma come tutte le mattine ha commentato: “però quante cose ha da fare la mamma oggi” e poi “ma la mamma non può più fare tutte queste cose, la mamma è andata via. Nascondo una lacrima.

Siamo in silenzio, oggi non ho la forza di raccontarti di noi, oggi non ho la forza di essere respinto, oggi ho solo bisogno di starti vicino e guardare il lago, respirare il tuo profumo e guardarti negli occhi, rubarti frammenti di anima e portarli a me, tenerti per mano e sentire il calore della tua pelle, oggi ho bisogno d’amore Maria, oggi ho bisogno di te.

Non so più cosa pensi, cosa provi, non so più dove hai messo il mio amore, eppure ce lo siamo detti Maria, – ti amerò finché morte non ci separi – perché mi hai lasciato solo? Perché?

La tua mano accarezza la mia, non mi illudo, ma ti sento, sento l’amore, non quello di una figlia, ma quello di una donna, la mia, sei tu amore mio, sei tu, sei tornata, sei accanto a me. La tua mano stringe la mia, i tuoi occhi guardano dentro i miei, il tuo amore ricompone i pezzi sparpagliati del cuore, i battiti fanno eco nello spazio immenso che ci circonda, ti sento Maria, ti sento e sei di nuovo mia:

  • Andrea, portami a casa, ho tante cose da fare oggi. Andrea ti amo.
  • Si vita mia ti porto a casa, le facciamo insieme tutte le cose…io ti amo ancora di più se possibile.
  • Stringimi Andrea non farmi andare via
  • Ti stringerò tutte le volte che vorrai, tutte le volte che tornerai, tutte le volte che me lo chiederai e anche quando non lo farai. Ti stringo Maria perché il mio mondo è attorno alle mie braccia, il mio mondo sei tu.

Siamo a casa Maria è di nuovo andata via, in quel mondo che solo lei conosce, ma non mi importa, domani la riporterò al lago e se anche non mi riconoscerà se per lei sarò suo padre, se non mi terrà per mano, io sarò lì ed ogni giorno l’amerò come il primo giorno, e ogni volta la corteggerò, la proteggerò, la  riporterò a me, e ogni volta la sposerò come se fosse la prima volta e questo folle amore non avrà fine, fino al giorno in cui l’ultima stella dell’universo si spegnerà e tutt’attorno regnerà il buio.

Ma anche lì amore mio la tua luce saprà far brillare ogni galassia e il mio amore per te ti seguirà nell’infinito. patty5

Amore

…pioggia a catinelle…medici a pecorelle…il coraggio di uscire dagli schemi

Come si può pensare anche solo per un attimo che possano esistere diverse interpretazioni nella dignitosa, e sottolineo dignitosa, figura di medico. Il medico, colui che con tanti anni di sacrifici e di studi arriva a prendersi cura di esseri umani. Una figura quasi celestiale alla quale affidiamo la nostra vita.

Il medico che con il giuramento di Ippocrate si impegna a “salvare vite umane” ad ogni costo contro ogni burocrazia, imposizione, ottusità, compromesso, vendita, conflitti, interessi, speculazioni, malavoglia, indifferenza e molte volte ignoranza voluta.

Il medico che dovrebbe superare le barriere della sua vita stessa per allungare i percorsi delle povere anime che pendono dalle sue scelte e dalle sue decisioni. Dov’è il “medico” sano?

Oggi fortunatamente nella sfortuna di una “pandemia” sono spuntati i fiori, quelli che nella resilienza si fanno strada in un muro di cemento e sfondano le pareti dell’ipocrisia e del pensiero di gregge. Medici con la “M” maiuscola che hanno capito che il senso della loro vita non è una scrivania e dei dati riportati a caso sui giornaletti o sulle tv compiacenti, Medici che pur rischiando in prima persona di essere radiati hanno portato dentro la loro esistenza tante anime che fanno ormai parte di loro. VITE UMANE SALVATE CONTRO OGNI REGOLA E OGNI PAURA.

Un applauso non basta, e neanche quello chiedono, ciò che vorrebbero e che altri medici capissero finalmente il vero senso della vita e smettessero di stare seduti dietro una scrivania a prescrivere Tachipirina e vigile attesa. E’ bello guardare dall’alto in basso nella speranza, che di fronte al un futuro giudizio divino, ci venga riconosciuto un merito per il nulla, è molto più difficile non aspettarsi nulla portandosi dal basso verso l’alto con semplici gesti di altruismo.

Non servono belle parole o pinocchiate spuntate all’occasione nei discorsi farlocchi di esseri che della propria vita non conoscono neanche il senso, servono fatti reali e concreti che portino forse a pagarne le conseguenze su questa terra ma sicuramente accorciano il tempo di attesa nel purgatorio celeste.

Tutte le anime passano dal purgatorio, alcune direttamente all’inferno, ma il tempo di attesa verso il paradiso è relativamente basso per coloro che nell’imperfezione umana (considerando che solo Dio è perfetto) hanno dato sè stessi per gli altri. Ama il prossimo tuo come te stesso.

Oggi tutto questo viene capovolto in: “AMA PIU’ TE STESSO CHE IL PROSSIMO”, soprattutto da coloro. che con un sacro e ineguagliabile giuramento, hanno deciso di stare alla destra del Padre per aiutarlo a preservare l’uomo dalle sue stesse manovre di inquinamento e di difficile gestione umana.

Chiedo, a chi si professa medico, che in quanto tale dia dimostrazione d’ altruismo oberando la propria vita di un lavoro, forse non retribuito, forse non richiesto, forse fuori dagli schemi di massa schiava di ideali da impiegato statale, ma pieno di empatia, altruismo e coraggio, riempiendo ogni giorno la propria esistenza anche solo con un “grazie di esistere”.

Fortunatamente esistono e sono i medici di Terapiadomicialiarecovid19 su facebook grazie a i quali Pinocchio ha perso il naso ed è diventato finalmente il ragazzo che sapeva ascoltare e decidere con il  proprio cuore.patty5

…rubateci tutto, ma non i sentimenti…la nuova malattia si chiama anaffettività da Covid

Ciò che oggi fa paura e sta annientando la popolazione non è questo cattivissimo virus di cui parlano ormai tutti e al quale diamo ogni colpa, ma sapete veramente qual è il vero nemico? L’ Anaffettività.  Ci stanno portando verso una ricomposizione delle parti del nostro cervello, annullando completamente la parte emotiva e affettiva dalle componenti basilari dell’essere umano.

La distanza, la paura, la mancanza di abbracci, di comunicazione verbale e fisica, rendono l’uomo non più essere perfetto dal punto di vista umano, ma essere perfetto dal punto di vista di perfezione robotizzata e conforme a una visione aliena molto simile a quei film che guardavamo già 20 anni addietro.

I sentimenti sono una grande potenza, talmente grande che chi comanda conosce perfettamente il pericolo dello spargimento di emozioni, delle unioni affettive, della comunicazione tattile, dell’amore in tutte le sue forme.  I sentimenti hanno condizionato le guerre, le lotte, i percorsi di vita, le decisioni importanti, le scelte, la storia. Quindi il primo obiettivo per poter vincere una guerra è annullare i sentimenti, magari se possibile aumentare, con un abile manipolazione psicologica le fragilità interiori trasformandole in paure e rabbia, da sfogare in ogni modo consentito. I social ne sono complici perfetti, liberatori, gratuiti, veri e propri colpi di kalashnikov per chi subisce e proclamazione a vincitori del nulla, a chi infierisce.

Oggi non serve neanche più la fiamma per accendere il fuoco, magicamente va da sé e si innesca ad ogni soffio anche leggero di vento, brucia così quella parte che era l’unico vero senso della vita, le emozioni e i sentimenti.

La vera lotta non è contro il virus, dal quale prima o poi ne usciremo, la vera lotta è la conservazione dei sentimenti, l’evitare a tutti i costi l’inaridimento del cuore e dell’anima rigettando ogni forma di chiusura e di violenza che cercano di imporci con l’allontanamento fisico.  La comunicazione verbale aggiunta a una forma personale di sentimenti a proiezione cosmica e a lungo raggio, possono portarci verso una visione che va oltre a tutto ciò che quotidianamente stiamo subendo.

Noi siamo la nostra unica forza per superare ogni costrizione e ogni ruberia in termini di sentimenti.

Solo credendo sempre nei veri valori e nella potenza dell’affettività, anche a distanza, possiamo sconfiggere i demoni della depressione e dell’aridità di ciò che custodiamo in quel meraviglioso angolo di cervello che oggi è ancora la nostra arma più potente. Patty 5

Le moderatrici gruppi fb…quelle che pensano di dirigere una multinazionale…la notorietà farlocca.

Con l’avvento della tecnologia molte persone hanno finalmente trovato il modo per aprirsi una vetrina di notorietà appropriandosi di ruoli che una volta erano riservati a persone, non dico tanto, ma minimamente acculturate o per lo meno dotate di un carisma o un’empatia particolarmente spiccata tale da portare con merito il tanto decantato titolo. Sto parlando dei moderatori di gruppi nati nell’ultimo decennio sui social.

Queste persone, non tutte e tendo a specificare giusto per, prendono questo ruolo come se all’improvviso fossero diventate elementi indispensabili per l’umanità, approfittando del loro ruolo per fare il bello e il cattivo tempo a secondo dei loro movimenti ormonali giornalieri. Pochezza dell’essere allo stato puro, ma non è questo che mi turba, ciò che trovo estremamente inaccettabile è che di fronte ai confronti o ad opinioni che possono in qualche modo ledere il loro ego smisurato esse non reggono un confronto e si rifugiano dietro un tasto chiamato blocca. Siamo purtroppo circondati da influencer che non sanno neanche pronunciare il loro stesso nome, e da amministratori ai quali non farei manco fare le pulizie di condominio, figurati affidargli le anime altrui, poi ci sono i moderatori che si attribuiscono indebitamente il potere di premere un pulsante il famoso già nominato “blocca” e che l’unica cosa che dovrebbero bloccare sono i neuroni vaganti del loro cervello vuoto.

Moderatore ovvero moderare ogni discussione o dibattito non pertinente alle finalità del gruppo, moderatore colui che fa da riferimento e fa da sostegno a colui che ha creato un gruppo. Gruppo unità di persone che si confrontano e si appoggiano per avere sostegno soprattutto nei gruppi di malattia.

Cosa non è chiaro. FORSE SI DOVREBBE CAPIRE CHE IO SONO IO E NON SONO DIO. Ma queste persone non hanno controllo sul loro delirio di onnipotenza. E la cosa più eclatante è che si credono importanti quando sono impotenti di fronte alla loro ignoranza-

Belli i tempi dei gruppi di famiglia, delle riunioni in cortile, delle sedie da cortile, belli i tempi del diamoci una mano perché in fondo nessuno è immune alle difficoltà della vita. Oggi per sentirsi famosi basta fare l’amministratore o il moderatore e sentirsi “3 metri sopra il cielo” che manco Moccia poteva immaginare che un titolo così avrebbe potuto dare il brivido della notorietà alla moderatrice senz’anima. Patty5

L’elaborazione del lutto e le ripercussioni sul sistema immunitario

Il lutto è al primo posto nelle cause che condizionano e scatenano il sistema immunitario, questo perché oltre alla difficoltà mentale della perdita esiste la difficoltà fisica di reggere una variazione così improvvisa e in un certo qual senso dolorosa. Il dolore deriva soprattutto dalla consapevolezza che qualcosa cambia nella routine alla quale, anche se con molte difficoltà, si riesce a dominare. La perdita viene associata al fatto di non poter avere più in maniera tangibile e tattile la presenza della persona che viene a mancare. Nella razionalità del pensiero dovremmo tutti considerare il fattore della perdita in quanto essa fa parte del cerchio della vita ma, essendo l’uomo un essere dotato di emozioni, non potrà mai accettare su se stesso questo processo mentale compiendo una scissione emotivo-mentale-fisica

Il lutto ha nell’immediato un impatto fisiologico devastante, poiché essendo composto da mente e anima inevitabilmente colpisce il corpo e questo crea dei danni principalmente al sistema immunologico che agisce a seconda degli stimoli che percepisce da fattori esterni ed interni alla persona. In questo specifico caso i primi segnali partono dalla testa che essendo impegnata nel dolore, non produce più le sostanze necessarie per tenerlo a bada. Nelle persone “sane” l’effetto provoca uno stato di frustrazione e di malessere generale, nelle persone immunodepresse il rischio è che si scateni la malattia poiché essa si  nutre principalmente della debolezza e della incuranza della persona. Inoltre nei soggetti che non sanno di avere una predisposizione per malattia autoimmune potrebbe essere la causa scatenante introducendo il soggetto in un percorso a lui sconosciuto con conseguenze negative nel già complesso stato di frustrazione psicologica.

Non esiste un manuale per l’elaborazione del lutto, esso è molto soggettivo con delle variabili di resilienza che dipendono molto dalle situazioni che circondano il soggetto in essere. Dopo il primo momento di sconforto e dolore, subentra purtroppo la parte più difficile “l’assenza”.
Essa viene rimembrata costantemente dal cervello quasi a martellamento costante, con l’aggravante dei ricordi, degli oggetti, del profumo e di ogni cosa che porta la mente a infliggere piccole scaglie di dolore nell’anima, unica parte non controllabile dell’essere umano.

Il sistema immunitario recepisce ogni emozione, dalla fatica al dolore, dalla tristezza alla violenza fisica nel non potersi prendere cura dello stesso, tutto questo inficia il suo vero ruolo di dominatore in chi già soffre di patologie legate appunto al sistema immunitario (artrite reumatoide, lupus, morbo di crohn, sjogren, e molte altre).

E’ pressoché inevitabile che prima o poi ci si trovi di fronte a questa realtà non vivendo nell’immortalità quindi superando il primo difficile momento e realizzando che la vita deve andare avanti con o senza quella persona (anche se detto così sembra alquanto cruento) inizia la ricerca dell’essenza ovvero quella forza che chi ci ha lasciato ha determinato il nostro modus operandi e la nostra quotidianità. Il ripristino delle normali funzioni, della cura di se stessi e della concentrazione nella ricerca di piccoli particolari da alla nostra mente quel respiro necessario per renderci conto che nonostante tutto dobbiamo andare avanti e non soltanto per noi stessi ma anche per chi non è più accanto a noi.

Una domanda importante è “cosa avrebbe voluto da noi” ecco questa domanda così dolente perché richiama l’assenza è invece determinante per affrontare il primo scalino della resilienza e forse anche il metodo più semplice per accennare un sorriso che vale per il nostro sistema immunitario più di ogni medicina al mondo. Patty 5